ROMA - E pensare che qualcuno s’era anche meravigliato, a vedere un leghista doc come Roberto Calderoli festeggiare il trionfo della Nazionale, elogiare «l’Italia delle diversità e della voglia di lottare», esclamare che «se insieme sudiamo e remiamo dalla stessa parte sarà la vittoria di tutti». La sorpresa però è durata poco, il tempo di sentirgli terminare il discorso: «Quella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi ha vinto contro una squadra che ha perso immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti». E ancora: «Aver battuto tutti questi qua è stata anche una vittoria politica».
Dice proprio così, Calderoli, «negri, islamici e comunisti», pochi minuti dopo il fischio finale, mentre l’Italia brinda e la Francia piange. Lui, che non è solo il coordinatore della Lega ma anche il vicepresidente del Senato nonché ex ministro delle Riforme istituzionali, storce il naso di fronte agli Zidane, agli Henry, cioè alla quasi totalità della squadra transalpina in campo domenica sera.
La Francia, alle prese con le infuocate banlieue , è accusata di aver smarrito l’identità per guadagnare goal con calciatori di pelle scura e fede musulmana. Questa Francia, per cui «la nostra maggioranza di governo molto probabilmente avrebbe tifato» ma lui assolutamente no. Parla mentre la notte avanza, Calderoli, e le sue parole il giorno dopo scatenano le vibrate proteste della maggioranza («disgustoso», «razzista», «irresponsabile») ma, soprattutto, rischiano di causare un incidente diplomatico con Parigi.
Oltralpe l’esternazione leghista sulla multietnicità dei Bleus non è stata ovviamente gradita. L’ambasciatore in Italia, Yves Aubin de La Messuzière, ha preso carta e penna e ha scritto una dura lettera di protesta al presidente del Senato Franco Marini: «Una dichiarazione così inaccettabile e spregevole può solo fomentare l’odio. La Francia va fiera di una squadra composta dai propri figli, quali che siano le loro origini o confessioni, e si stringe intorno a questi giovani che testimoniano la vitalità del nostro motto "Libertà, uguaglianza, fraternità"».
Una replica pesante e puntuta: «Vorrei ricordare che tra i giocatori francesi stigmatizzati da Calderoli, certi giocano nelle squadre italiane dove sono molto apprezzati», puntualizza l’ambasciatore francese, sicuro che ben altri siano i sentimenti degli italiani. Un episodio che comunque macchia i festeggiamenti per la vittoria mondiale, è l’accusa del centrosinistra che, come un sol uomo, si scaglia contro il leader leghista, stigmatizza dichiarazioni gravi rese ancora più gravi dal ruolo istituzionale di chi le ha pronunciate, e punta il dito contro il silenzio del centrodestra.
«Le parole di Calderoli suscitano vergogna e imbarazzo», dice Franco Giordano, che si trova proprio a Parigi per una riunione della Sinistra europea. Sdegnato e imbarazzato, il segretario di Rifondazione comunista: «Abbiamo festeggiato la nostra gioia insieme agli stessi francesi, a ulteriore dimostrazione dello scarto tra le posizioni razziste e xenofobe di Calderoli e questa società».
Pierluigi Castagnetti (Ulivo) parla di espressioni «troppo forti, irresponsabili, disgustose» e se la prende anche con la Casa delle Libertà rimasta muta: «Se gli alleati di Calderoli non prendono una netta distanza da quel linguaggio xenofobo e razzista non possiamo che pensare ad una complicità politica», accusa il vicepresidente della Camera, mentre il capogruppo del Pdci Pino Sgobio invita piuttosto il centrodestra a «zittirlo, come lo ha zittito il popolo italiano con le elezioni politiche, con quelle amministrative e poi con il referendum costituzionale».
Da tutta la maggioranza si leva un coro di biasimo. Marco Rizzo tuona contro l’intolleranza e l’odio razziale che trasudano dalle frasi del leghista: «Sarebbe bene, piuttosto che pensare all’amnistia preventiva, che qualcuno provvedesse al più presto a una sana censura».
Stesso intervento sollecitato da Angelo Bonelli: il capogruppo dei Verdi alla Camera ha scritto una lettera di solidarietà all’ambasciatore francese e auspica ora l’intervento del presidente del Senato contro parole che, tuona, «sono degne di un rappresentante del Ku Klux Klan».
E TI PAREVA KE STO QUI NON VENISSE FUORI CON LE SUE FESSERIE!!!

